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Mozart a Napoli

In Cultura by staff

L’ascesa al trono di Carlo di Borbone.

Il Settecento è stato sicuramente uno dei periodi più importanti che Napoli abbia mai vissuto nella sua storia. L’ascesa al trono di Carlo di Borbone, coincise con l’avvio di un grande periodo di sviluppo sia dal punto di vista artistico che dal punto di vista culturale. Napoli disponeva già di un Palazzo Reale che fu fatto riportare, per l’occasione, ai fasti ed all’eleganza di un tempo, grazie a mirati lavori di restauro che restituirono solennità alla facciata esterna e di lì a poco, per la precisione nel 1736, fu affidato ad Antonio Medrano, il compito di progettare un grande teatro che potesse veicolare i più grandi musicisti ed attori del mondo. Insieme all’appaltatore Angelo Carasale, l’ingegnere militare siciliano, entrato al servizio della Spagna e che Carlo volle con sé a Napoli, nominandolo “architetto reale”, nello spazio di poco più di un anno, terminò un’opera di inusitata bellezza che proiettò il capoluogo del Regno delle Due Sicilie, in una dimensione Internazionale.

Mozart stregato da Napoli.

Al suo fascino e richiamo, non fu insensibile, neanche il grande Mozart. Eh si, avete letto proprio bene! L’allora giovanissimo,quattordicenne, “enfant prodige”, fu inviato dal padre per formarsi ed affinare i suoi studi nel capoluogo partenopeo. Padre e figlio, giunsero a destinazione nel 1770 e grazie alla loro amicizia con il cardinale romano Pallavicini, furono presentati al consigliere del re, Bernardo Tanucci. Il giovane musicista austriaco, fu così colpito dal grande fervore musicale della città campana che in alcune lettere inviate alla madre, scriveva:” Bernardo Tanucci. Il giovane Mozart, fu così tanto rapito dalla capitale partenopea che avrebbe scritto: “Quando avrò composto un’opera per Napoli, mi si ricercherà ovunque: con un’opera a Napoli ci si fa più onore e credito che non dando concerti in Germania”. Anche se non riuscì però mai ad esibirsi davanti al re, in quanto considerato ancora troppo giovane, Wolfgang ebbe modo di apprezzare lo stile di alcuni musicisti locali come Jommelli, Cafaro, De Majo e soprattutto Giovanni Paisello che destò la sua attenzione per una sua rivisitata versione del “Barbiere di Siviglia” che lo spinse a metterla in musica componendo le “Nozze di Figaro”. Il suo soggiorno, fu molto breve e durò solo quaranta giorni, sufficienti però per portare con sé un ricordo indelebile di questo luogo e a consentirgli di trarre ispirazione per la composizione di alcune delle opere classiche più belle di tutti i tempi.

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Pasquale De Falco