Aedi e cantori.
Il valore immenso della memoria è noto all’uomo sin dalle epoche più antiche. Prima che la scrittura cambiasse inesorabilmente il destino dell’umanità e determinasse una vera e propria immortalità dei contenuti, esisteva chi si dava un gran da fare per rendere le storie immortali ed è per questo che le tecniche di memoria hanno un’origine remota. Nell’antichità il mezzo di trasmissione per eccellenza delle informazioni era l’oralità, le forme di apprendimento erano fortemente legate all’ascolto dei cantori e alla memorizzazione dei loro preziosi contenuti. A loro volta i cantori si avvalevano di particolarissime tecniche di memorizzazione per esercitare al meglio il loro ruolo di fieri custodi della tradizione.
Nell’antica Grecia il cantore professionista era definito Aedo ed era considerato un personaggio sacro, da tutta la comunità. Nella arti figurative veniva raffigurato cieco, come se le sue sviluppatissime doti di sensibilità e capacità di entrare in contatto con gli Dei rendessero superfluo il senso della vista. Gli Aedi, i Cantori, si esibivano durante le cerimonie pubbliche o in occasioni conviviali per intrattenere a lungo il pubblico, particolarmente curioso. Ad essi si affiancava anche un’altra importante figura: quella del rapsodo, quello che definiremmo il recitatore professionista. Il rapsodo si focalizzava su un tipo di recitazione dal tono fortemente drammatico e utilizzava tecniche di memoria e di apprendimento decisamente raffinate: formule e ripetizioni di sequenze che garantivano una resa straordinariamente chiara dei contenuti.